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La lunga corsa - III

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C'era una volta una contadinella che correva, correva: inseguiva i suoi sogni ed era convinta che prima o poi ne avrebbe acchiappato uno, come si prende una farfalla con la retina.

Si chiamava Elisa ma gli amici la chiamavano Pié Veloce, come quel tale che era considerato il guerriero più veloce del regno da tutto il popolo, e che rise quando una tartaruga affermò che lo avrebbe battuto in una corsa di uno stadio; Achille, questo era il vero nome del guerriero, era così sicuro di sé che le diede cinquanta piedi di vantaggio e mal gliene incolse, perché non riuscì mai più a raggiungerla. Achille era sì veloce, ma la tartaruga sapeva la matematica degli infiniti.
Insomma, un bel giorno Elisa Pié Veloce, dopo aver corso tutta la mattina inseguendo un sogno bellissimo, si ritrovò stremata sulla riva di un limpido torrente e decise che questa volta si sarebbe fermata; perciò si sedette ansimando su un tronco di un albero caduto durante la recente tempesta e inseguì il suo bellissimo sogno con lo sguardo, vedendolo diventare sempre più piccolo con la distanza, fino a che scomparve definitivamente tra gli alberi di un bosco.
Elisa si pentì subito di aver rinunciato, si disse che questa volta l'avrebbe acchiappato, era così vicino, pochi passi ancora e le sarebbe bastato stendere il braccio e prenderlo per la collottola. I suoi occhi si inumidirono ed iniziò a piangere disperata “I sogni non tornano mai indietro, una volta lasciati andare scompaiono per sempre!”.
Le lacrime le scorrevano lungo le guance e gocciolavano nel torrente con un suono argentino, come monetine nel pozzo dei desideri.
Nel torrente viveva una fata buona che, mille anni prima, una strega malvagia aveva trasformato in un luccio dorato addormentato sul fondo. La maledizione della strega era semplice: “Dormirai finché una prima lacrima cadrà sul tuo corpo; e ce ne vorrà una seconda per farti ritornare ad essere una fata. Sarai un luccio addormentato per l'eternità!”.
E fu così che dopo mille anni il luccio colpito dalle lacrime di Pié Veloce si risvegliò e riprese le antiche sembianze di una fata bellissima che maestosamente uscì dalle acque.
Vedendo la contadinella piangere, disse: “Tu hai rotto l'incantesimo ed io ti ripagherò. Dimmi cosa ti rende tanto infelice, la mia bacchetta magica potrà risolvere ogni problema.”, e così dicendo batté la bacchetta sull'erba intorno ai suoi piedi e subito l'erba si trasformò in fiori stupendi e profumati.
Elisa sorrise un attimo poi tornò triste. “Tutti i miei sogni fuggono. Io li inseguo, corro, corro, ma non riesco a raggiungerli. Anche quelli piccoli sono più veloci di me e svaniscono all'orizzonte. Questa mattina stavo inseguendo un sogno bellissimo ma ho desistito ed ho capito di aver fatto un terribile errore, sono sicura che questa volta ce l'avrei fatta, correvo veloce come mai mi era capitato. Ma ho ceduto alla stanchezza. Ed ora quel sogno non tornerà mai più!”.
La fata puntò la sua bacchetta ai piedi nudi di Elisa che magicamente vennero calzati da un paio di scarpe scintillanti, le quali presero vita appena la fata terminò di declamare la formula della profezia:

Corre il segugio dietro il coniglio
Vola la freccia verso il bersaglio
Scappa lo schiavo dalle catene
Fugge chi soffre dalle sue pene
Chi ha scarpe fatate corre veloce
Chi grida più forte perde la voce
Chi insegue i suoi sogni corre con gioia
Chi acchiappa sé stesso muore di noia

Elisa le guardò con il volto stupefatto “Sono bellissime ma … a cosa servono?”
“Prova a correre, ma ricorda la profezia” rispose la fata.
Elisa si alzò in piedi ed appena accennò a correre si trovò a viaggiare ad una velocità che non aveva mai sperimentato prima, i suoi capelli fluttuavano come se il vento volesse strapparli. “Con queste scarpe potrò raggiungere tutti i sogni che vorrò!” esclamò eccitata.
“Sarà una corsa trionfale... volerai!”, gridò la fata.
Improvvisamente vide un sogno, uno di quelli più belli; era a cento metri da lei, proprio nel mezzo di un campo erboso. Subito si mise a correre per raggiungerlo; appena il sogno si accorse di lei iniziò a fuggire, e quando Elisa arrivò al punto in cui si trovava egli riuscì a fare solo altri cinquanta metri. Elisa era incredula e gridò dalla gioia “Lo sto prendendo, è mio!”. Quando raggiunse il nuovo punto, il sogno era riuscito a fuggire per altri venticinque metri, ed al punto successivo si trovava ormai a poco più di dodici metri, poi a sei metri poi a tre metri poi … era sempre più vicino!
Era ormai buio quando Elisa crollò stremata: era arrivata a meno di un millimetro eppure non lo aveva ancora raggiunto ma le forze la abbandonarono.
Stava per piangere nuovamente, disperata, quando sentì una mano morbida e tiepida accarezzarla. Si volse e vide la fata sorridente. “Mi hai ingannato, le scarpe magiche non hanno funzionato, il mio sogno è fuggito nuovamente!”
“Se tu avessi raggiunto il tuo sogno ne avresti voluto un altro, e poi un altro ancora. Avresti trasformato tutti i tuoi sogni in realtà ma non saresti mai stata soddisfatta. La pienezza della vita non è raggiungere i tuoi sogni ma correre, cercare di acchiapparli, averne sempre uno di fronte a te. Il miracolo non è raggiungere la tua meta, ma avere il coraggio di inseguirla. Da oggi sarai felice perché correrai con gioia pur sapendo che quel traguardo è sempre un po' più in là ma tu avrai visto i tuoi sogni, tutti, e ricorderai ogni inseguimento con emozione. Ognuno più eccitante dell'altro. Ricordati: i sogni sono dentro di te, non esistono se tu non li crei e se tu potessi realizzarli perderesti la gioia di crearne di nuovi, ma soprattutto perderesti la gioia di inseguirli. E da ora, quando li inseguirai, anche se non arriverai neppure a metà del percorso non importa, perché stanotte hai scoperto che tu sei allo stesso tempo il corridore e il traguardo”.

Chi insegue i suoi sogni corre con gioia
Chi acchiappa sé stesso muore di noia

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