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Il vento soffia da nord

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Ho portato il carrozzone dall'elettrauto per installare l'impianto GPS, ho comprato il biglietto del traghetto, ho chiuso l'ultimo scatolone rimasto aperto. “Io ho finito qui”, avrebbe detto Charles Bronson: non c'è nessuna speranza, parto davvero.

 

Mi sono fermato per colazione in un bar pasticceria, un concorrente; sarebbe stato troppo doloroso venire da te per vederti già lontana, al di là dal bancone … inoltre non vorrei macchiare il ricordo di ieri sera … ieri ti ho sentita vicina come non mai, come vorrei che lo fossi sempre.

Poi ho camminato fino a casa, lungo il canale, e non mi sono nemmeno accorto del tempo che passava, ho chiuso gli occhi per un istante e quando li ho riaperti ero già qui. Ho fatto solo in tempo a vedere gli ultimi fiori dell'estate, quelli piccolini che crescono nei cespugli, bianchi, gialli e blu. Sono belli, forse avrei dovuto raccoglierli e portarteli tutti oppure scegliere il più bello e portarti solo quello. O forse ho fatto bene a lasciarli dove stanno, sarei stato monotono.

Se riuscissi a fermare e fissare i pensieri che emergono improvvisi e senza sosta, che si accendono come lampi e poi schizzano via spesso senza lasciare tracce, saresti costretta a leggere un romanzo. Ti lascio invece queste poche righe dove cerco di mettere insieme quel poco che rimane nella rete, provo a dare un senso a questi frammenti di pensiero e freno talvolta per evitare lo sproloquio.

Questo è stato un anno incredibile, meraviglioso, terribile, duro, e dolcissimo; sono stato insultato e adulato dalla vita, sono stato felice e disperato, ho conosciuto la solitudine più disperata e la compagnia più calda e tenera.

Me ne sono andato via di qui. Era una cosa che meditavo da anni, ma forse mai lo avrei fatto, era probabilmente una opzione per avere la sensazione che qualunque cosa sarebbe successa nella mia vita avrei comunque avuto un piano B. Poi mi sono innamorato, ho perso la testa, mi sono saltati per aria cuore, polmoni e cervello tutti insieme, perché improvvisamente ho visto Claire, l'ho vista davvero dopo averla guardata tante altre volte prima senza capire cosa si nascondesse dietro quegli occhi, seppure me lo fossi domandato più e più volte. Poi è accaduto che mi sono trovato in una situazione talmente disperata da richiedere l'attuazione della strategia della fuga: ho premuto il bottone dell'eiezione, come un pilota che sta precipitando. E sono atterrato in una terra che mi piace, dove nonostante tutto la lontananza mi ha regalato serenità, dove i sogni sono obbligati a rimanere nel cassetto.

Questa fuga è stato il principio di una escalation di eventi di cui non riesco ancora adesso a capirne il peso e le conseguenze che potranno avere. La tristezza di perdere una mamma, la tragedia di perdere una sorella, la gioia di trovare un angelo. Tutto insieme, in meno di un mese.

Adesso sono qui a rimuginare come sarebbero potute andare le cose se non fossi fuggito. Non lo saprò mai. Quello che so è che il mio inconscio è bastardo, non molla mai la presa, mi mette di fronte tutte le possibilità che non ho per umiliare la mia realtà. Questa notte ti ho sognata. Si, lo so, non è una novità, nulla di nuovo sotto il sole.

Stavamo preparandoci per partire, venivi con me. Non perché anche tu fuggivi, semplicemente stavamo partendo insieme. Come puoi immaginare le operazioni andavano a rilento perché continuavamo a baciarci. E non eravamo soli … c'era con noi una bambina … uguale a te, ci aspettava seduta in macchina leggendo un fumetto.

Forse dovrei cambiare, non sono capace a gestirmi, non so gestire una vita. Sono esagerato, voglio sempre vedere come andrà a finire, porto tutto alle estreme conseguenze. Premo, premo sull'acceleratore e freno solo quando sono sull'orlo del precipizio. Da un tuo piccolo bacio ne ho preteso uno più grande, da un tuo grande bacio ho voluto intimità, ora vorrei averti sempre con me … e poi? Sono arrivato altre volte sul bordo di questo baratro, ma è stato diverso. Ho sofferto ma ho fatto un passo indietro, ho provato il brivido del salto ma mi sono voltato e me ne sono andato. Ora sono qui che guardo in fondo e dio sa che talvolta mi ci vorrei buttare.

Forse sono rovinato dal senso di inadeguatezza. Con una come te non mi sento abbastanza bello, abbastanza intelligente, abbastanza ricco, abbastanza sicuro di certo mi domando come faccia a piacerti un uomo così. I miei errori sono un effetto di queste paure e poi ne diventano causa alimentandone la forza.

Ora sono seduto in giardino sotto il pergolato e mi ricordo le parole che ti ho scritto prima di partire per le vacanze, quando hai portato il quinto colpo di dita, quello che fa esplodere il cuore:
“nessuna parola può spiegare, nessuna azione può determinare qualcosa … semplicemente guardo gli alberi e le foglie che cadono.”

Una volta tanto credo di aver scritto qualcosa che rende davvero l'idea.

Il corpo liquefatto, la testa svuotata, il cuore esploso.

Il vento soffia da nord, non potrebbe essere altrimenti.  

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