Ágota Kristóf
(Csikvánd, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, 27 luglio 2011. Scrittrice ungherese naturalizzata svizzera.)
«Fiaba nerissima e sconvolgente, finissimo esercizio psicoanalitico (il doppio, l'identità, la maternità, la sessualità) e filosofico (la verità, la morte, il senso del possesso). Minimale e micidiale.»
[David Frati - Trilogia della città di K.]
La trilogia del terrore, del dolore e della rassegnazione.
Come una canzone dei Joy Division: tragico, freddamente disperato, onirico, doloroso e scritto in maniera essenziale ed incisiva, utilizzando periodi brevi, secchi, lapidari, asettici, completamente ripuliti da ogni traccia di sentimento o di emozione, senza preziosismi e raffinatezze. Un vento gelido.
Due fratelli gemelli identici, Lucas e Claus (uno l'anagramma dell'altro), affidati dalla madre, in fuga da una non meglio specificata grande città devastata dalla guerra, ad una nonna inquietante (chiamata "La Strega") che vive nella piccola città di K.
Lucas e Claus mancano di affettività, di emotività, di capacità di attaccamento al di là del loro reciproco e simbiotico rapporto, tanto da far sorgere il dubbio, alla fine del libro, che possano essere la stessa persona.
La visione cupa e pessimistica dell'autrice riguardo alla vita e al mondo permea ogni pagina, ogni frase, ogni singola parola di questo romanzo gotico in cui a farla da padroni sono l'odio, la violenza e ogni sorta di bassezza morale.
La Ian Curtis della letteratura.
Colonna sonora? "New Dawn Fades" ... Joy Division, ovviamente.