Qualcuno si dovrebbe vergognare di come è stata trattata la Grecia.
Si dovrebbe vergognare chi racconta la favola del denaro prestato alla Grecia quando il fiume di miliardi, di cui tanti italiani, è servito per pagare i debiti delle banche NON greche che hanno operato creativamente in Grecia, non per risanare i buchi di bilancio! In questo modo il debito è stato spostato dalle banche ai cittadini come fu ad esempio per Alitalia ma molto, molto più in grande. La maggior parte del debito greco era infatti nelle mani delle banche francesi e tedesche e gli Stati Uniti temevano per la loro esposizione miliardaria nei confronti degli istituti Europei. Questa si che è una vergogna.
Si dovrebbe vergognare chi tralascia di ricordare che pure nientedimeno che Peter Böfinger, consigliere economico del governo tedesco, nel 2011 ha dichiarato che il bailout della Grecia “non riguarda tanto i problemi della Grecia quanto quelli delle nostre banche, che possiedono molti crediti nei confronti del paese”.
Si dovrebbe vergognare chi non racconta che “l’aiuto” della troika è stato utilizzato come giustificazione per imporre alla Grecia un brutale programma di austerità fiscale e salariale che ha bruciato un quarto del reddito nazionale e ridotto in povertà milioni di persone.
Si dovrebbe vergognare chi non racconta che grazie a questo "piano di salvataggio" l’economia greca si è contratta di un quinto dal 2009 ad oggi e la disoccupazione ha raggiunto il 28 per cento.
Si dovrebbe vergognare chi continua a dimenticare che i Greci vanterebbero pure qualche credito che invece è stato cancellato senza che nessuno si sia scandalizzato.
Si dovrebbe vergognare l'europa tutta che non è in grado di fare una politica sensata per aiutare una nazione che ha una economia grossomodo pari a quella di metà Lombardia e che fa parte della comunità ... comunità di cosa, mi domando.
Si dovrebbe vergognare chi sostiene un sistema economico/finanziario che vive e si arricchisce con il debito altrui e opera in modo che chi ha debiti ne abbia sempre di più e chi non ne ha li contragga; una finanza che da una parte decide le politiche economiche di una nazione e dall'altra lucra scommettendo sul default della Grecia; una finanza che fà scendere capziosamente i titoli in borsa con la scusa delle conseguenze di un voto popolare ma con l'intenzione schietta di interferire sulle conseguenze politiche: terrorismo.
Si dovrebbe vergognare chi semplifica queste situazioni indicando soltanto le colpe di un sistema politico che non è libero (ricordiamo le spese militari IMPOSTE alla Grecia?)
Si dovrebbe vergognare chi non ci racconta che più di un terzo del board del Fondo Monetario Internazionale si era opposto al programma di salvataggio della Grecia nel 2010, sostenendo che era "concepito per salvare le banche europee a scapito della popolazione greca" che ha poi dovuto affrontare una crisi devastante (riportato nero su bianco nei verbali della drammatica riunione del 9 maggio 2010 in cui l’FMI ha dato il via libera al primo piano di aiuti per il paese, pubblicati dal Wall Street Journal). È interessante notare che l’opposizione dell’FMI al piano si basava soprattutto sull’argomentazione secondo cui un prestito così ingente in relazione al Pil del paese (in pochi anni la Grecia ha preso in prestito dalla troika fondi equivalenti al 125% dell’attività economica del paese nel 2014) avrebbe reso il debito greco, al tempo ancora sostenibile secondo l’organizzazione, definitivamente insostenibile. Una previsione che oggi, secondo praticamente tutti gli analisti, è diventata realtà e che rende la ristrutturazione richiesta da Tsipras una proposta tanto “radicale” da essere stata suggerita quattro anni fa proprio dal Fondo, e ripresa poi dalla Francia nel 2012, una condizione essenziale per permettere al paese di ricominciare a crescere.
Si dovrebbe vergognare chi non mette sul piatto le dichiarazioni di Marcel Fratzscher, presidente di uno dei principali istituti di ricerca economica tedeschi, il DIW, che ha recentemente dichiarato che “il debito pubblico della Grecia andrebbe dimezzato, ossia tagliato di circa 120 miliardi di euro” per rimettere il paese su una traiettoria sostenibile. Ed è stato Wolfgang Münchau a far notare qualche tempo fa sul Financial Times come il programma di Syriza, lungi dall’essere una pericolosa minaccia per l’eurozona, sia invece l’unico a proporre ciò che è il “consenso” tra gli economisti per risolvere la crisi dell’area euro senza spaccarlo: grandi investimenti pubblici e una ristrutturazione controllata dei debiti. E se qualcuno ha qualcosa da ridire, gli suggerisco di andare a bussare alla porta di chi ha beneficiato più di tutti da questa storia (Berlino).