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L'essenza dell'infinito

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Ecco una citazione definitiva di Aristotele, la massima fonte di citazioni definitive:
"L'essenza dell'infinito è la privazione, non la perfezione ma l'assenza di limite".

Non è detto che condivida questa affermazione ... di fatto "Ipse Dixit" vale come il due di picche, per quanto mi riguarda, nonostante soffra pure io, come ogni altro essere umano, di emicrania se non di crisi-quasi-epilettiche quando cerco di afferrare concetti astratti come "infinito".
L'avversione per i limiti tipica della nostra epoca e della nostra cultura (esempi: "uomo limitato", "se vuoi il successo non porti limiti, ecc.) sarebbe risultata incomprensibile per gli Antichi Greci. A loro piacevano molto i i limiti e conseguenza diretta di ciò è la loro avversione/diffidenza nei confronti dell'infinito.
Il termine ellenico "to apeiron" non significa solo infinitamente lungo o grande, ma anche indefinibile, complesso al di là di ogni ragionevolezza e nella sua accezione più nota fa riferimento anche al caos illimitato e privo di natura che precedeva la creazione.
Quindi l'assenza di limite era essenza del male, confusione e bruttezza: nessun limite significa nessuna forma, caos, un casino. Per questo il concetto di infinito veniva visto come qualcosa di sbagliato, come la sproporzione; cose inaccettabili!
Quindi mai dire ad Aristotele: "non poniamoci limiti".

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